Mi appassionano i processi creativi che nascono dalle relazioni tra le persone, ascoltare e interpretare le esigenze mettendole al centro del progetto, disegnare le loro storie, dare espressione, forma e colore alla loro identità. Amo avvicinare e fare sintesi di interessi apparentemente diversi come l’architettura, l’arte, il disegno e il movimento.
Sono irrimediabilmente curiosa.
Mi sono laureata nel 2005 e da subito il mio interesse si è rivolto principalmente alla progettazione architettonica, alla ricerca di un’estetica sensibile ed inclusiva che tenesse sempre presente il proprio peso a livello sociale e culturale. Perché l’architettura ha a che vedere con gli spazi dell’uomo e per l’uomo: si progettano oggetti, spazi domestici, spazi collettivi, processi di sviluppo sociale.
Lo stimolo creativo nella sua varietà possibile è inesauribile soprattutto se si hanno curiosità e la possibilità di farsi contaminare da esperienze diverse. Nel mio vissuto l’occasione è nata spesso in ambiti paralleli, soprattutto entrando a contatto con realtà sociali vicine al modo della disabilità e dello sport. Da qui, ma non solo in questo ambito, sto tentando di fare sintesi delle varie competenze acquisite e continuando a ricercare un modo creativo e possibilmente utile di coltivare questo lavoro.
Credo che per avere della buona architettura sia importante tornare a dibattere di cultura, a sporcarsi le mani di terra e a ridare peso alle qualità estetiche oltre che funzionali ed energeticamente sostenibili del costruito. Va ri-attribuita la valenza sociale ed intellettuale al progetto e al pensiero urbanistico, sempre più sintesi di tante variabili quante sono le necessità che l’uomo, la collettività e l’ambiente richiede. Cogliere le costanti nella metamorfosi.